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COVID E RIPRESA, IL RUOLO POSITIVO DELLA FAD
Il miglioramento della situazione sanitaria nazionale sta producendo, sul fronte della formazione aziendale, il ritorno integrale della didattica in presenza. Si tratta della formazione condotta in aula e all’interno dei luoghi di lavoro in un contesto di contiguità fisica tra docente e discente. Ma per un lungo periodo è stata la Fad, la formazione a distanza, a rappresentare la sola risorsa per qualificare e riqualificare le risorse umane a causa della necessità di rispettare le norme di distanziamento.
Ora che è stata ripristinata la possibilità della presenza per ogni tipologia di azione formativa è lecito fare un bilancio sul ruolo svolto dalla Fad nella fase più acuta dell’emergenza e anche in vista della ripartenza. Spiega Rossella Spada, il direttore del fondo interprofessionale Formazienda al quale aderiscono 110mila imprese per 750mila lavoratori: “La Fad è stata utilissima nel periodo di massima esposizione al virus perché ha consentito alle aziende ed al rispettivo personale di assicurare la generazione delle competenze che ora saranno decisive nella fase della ripresa. La minore pressione produttiva causata da un rallentamento della domanda nel mercato nazionale e internazionale ha consentito di ricavare spazi notevoli per i percorsi di professionalizzazione delle risorse umane. Anche strumenti inediti di sostegno finanziario come il Fondo Nuove Competenze hanno agevolato il rinnovamento delle competenze spingendo le aziende ad incamminarsi sulla strada del cambiamento. Il binomio dell’innovazione e della formazione è ormai irrinunciabile. Ora però, anche alla luce dell’obiettivo della ripresa e di un dinamico fermento sulla scena economica globale, le imprese devono poter fare affidamento sulla didattica in presenza. Una soluzione che, soprattutto in relazione ad alcuni settori e ad alcune mansioni pratiche, rimane la più idonea ed efficace”.
In termini strategici la Fad ha rappresentato un’occasione per le aziende che non hanno atteso passivamente l’inizio della ripresa ma si sono preparate aggiornando il bagaglio di conoscenze. Oggi, peraltro, le aziende possono individuare uno stimolo negli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza varato dal governo Draghi in accordo con la Commissione europea che ha delineato un contesto teso a garantire una più agile cooperazione tra il pubblico ed il privato per raggiungere gli obiettivi della digitalizzazione, della produzione sostenibile e della coesione sociale.
Sul piano schiettamente operativo la Fad ha permesso di ridurre i costi per l’assenza di trasferimenti dei discenti e dei docenti, ha aumentato il pubblico di riferimento, ha sfruttato al meglio le nuove tecnologie e le opportunità interattive della rete svolgendo anche una funzione importante sul piano dell’alfabetizzazione digitale.
Formazienda, nel periodo 2020-2021, ha avviato 249 piani formativi per 12.900 partecipanti utilizzando la modalità da remoto e dando un contributo di rilievo all’ammodernamento produttivo in linea con la forte di iniezione di finanziamenti emanati durante la pandemia: 30 milioni di euro finalizzati alla professionalizzazione delle risorse umane a favore di Pmi, grandi aziende e gruppi d’impresa. Una cifra considerevole se si calcola che Formazienda è stato istituito nel 2008 dall’organizzazione datoriale Sistema Impresa e dal sindacato dei lavoratori Confsal e che, dall’anno della fondazione, ha destinato complessivamente 150 milioni di euro alla formazione dei dipendenti delle imprese aderenti.
Conclude il direttore Spada: “Non appena è insorta la necessità di attuare la Fad siamo intervenuti prontamente autorizzando la conversione dei corsi usualmente erogati in presenza. Una strategia che ha trovato conferma nell’ampio ricorso allo smart working da parte delle imprese di ogni scala dimensionale e che certamente permetterà di abbreviare i tempi della ripresa economica. Ma ora siamo entrati in una nuova fase e la Fad, considerata l’evoluzione del quadro sanitario, deve essere nuovamente affiancata dalla formazione in presenza. C’è molto lavoro da fare e le imprese devono essere libere di progettare gli interventi di qualificazione e riqualificazione del capitale umano come meglio credono. Solo così sarà possibile migliorare i fattori di competitività e di produttività per recuperare il terreno perduto”.