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IL XXIII RAPPORTO DELL’INAPP E ANPAL
Adult learning: rilancio dopo la pandemia ma l’Italia non raggiunge la media dei Partner europei.
Un triennio decisivo durante il quale il tasso di partecipazione relativo all’adult learning ha ottenuto un processo di rilancio dopo la battuta d’arresto del Covid. L’incremento non consente però all’Italia di raggiungere gli standard europei più performanti. È uno scenario complesso e con punte di qualità quello che si evince dal XXIII Rapporto sulla Formazione Continua di recente elaborato da Inapp e Anpal per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dal 2020 al 2022 il coinvolgimento delle persone tra i 25 e 64 anni nelle attività di formazione, nonostante la distanza rispetto al blocco più nutrito dei Paesi UE, è aumentato interessando tre milioni di persone. L’Italia rimane però al di sotto della soglia del 10% contro la media continentale che sfiora il 12%. Lo studio di Inapp e Anpal offre anche l’opportunità di sintetizzare il quadro delle adesioni e dell’andamento finanziario dello 0,30% destinato ai fondi interprofessionali. Anche qui, a seguito di una sensibile riduzione a causa della pandemia nel 2020, si è innescata successivamente una ripresa nel biennio 2021 e 2022.
Per quanto riguarda i dati sulle adesioni il Rapporto dichiara una crescita: 760mila aziende aderenti, che diventano 780mila con i fondi per i dirigenti, per oltre 10 milioni di lavoratori. Più estesa nel tempo l’analisi dei dati finanziari. Tra il 2004 e il 2022 le risorse trasferite dall’Inps ai fondi paritetici interprofessionali hanno oltrepassato i 10 miliardi di euro. Il Fondo Formazienda, nato nel 2008, ha ottenuto trasferimenti per 250 milioni di euro. Il generale processo di evoluzione, recita sempre il rapporto, evidenzia una capacità di spesa ormai prossima al 90% rispetto ai versamenti dell’Inps denunciando una tendenza positiva in relazione all’utilizzo efficiente delle risorse assegnate.
Il documento dell’Inapp individua anche, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), illustra anche la riforma integrata delle politiche attive prevedendo fino al 2025 lo stanziamento di 4,4 miliardi di euro attraverso due principali filoni di attuazione, il Piano Nazionale Nuove Competenze (Pnnc) e del Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (Gol), puntando a sviluppare il più possibile il partenariato tra soggetti pubblici e privati.
«L’aspetto delle risorse finanziarie è cruciale – spiega il presidente di Formazienda Andrea Bignami – in quanto negli anni i prelievi governativi hanno ridotto l’ammontare dello 0,30% fino a toccare quote vicine allo 0,20%. Con la legge di bilancio per l’anno finanziario 2022 invece è stata stabilita una restituzione annua degli stanziamenti, equivalente a 120 milioni di euro, a favore dei fondi interprofessionali con l’obiettivo di incrementare le professionalità dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporti di lavoro. Formazienda ha dedicato un avviso di finanziamento specifico con una disponibilità finanziaria di 15 milioni di euro».
Dal documento si evince chiaramente come, anche nel periodo successivo alla pandemia, uno dei fenomeni critici per il ricorso agli strumenti della formazione continua da parte delle imprese seguita ad essere la ridotta dimensione aziendale. “Un dato che assume un significato particolare – commenta il presidente – dal momento che le micro e piccole imprese costituiscono l’ossatura della nostra economia. Formazienda, dal punto di vista storico e delle scelte di programmazione rispetto ai competitori, si è sempre distinto per essere un fondo capace di intercettare e soddisfare con tempismo, flessibilità, efficienza il fabbisogno formativo delle Pmi. Una sintonia che viene bene fotografata dalle quote delle adesioni».
Dallo studio ministeriale emerge anche l’importanza dei processi di riconoscimento delle competenze e dell’Atlante del Lavoro connesso al programma Gol. Un tema prioritario, quello delle classificazioni nazionali ed internazionali per lo sviluppo delle competenze, che consente ai lavoratori di ottenere vantaggi concreti e che risulta molto utile anche al sistema delle imprese.
«È in corso un dibattito molto costruttivo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – conclude Bignami – in relazione ai servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze con la possibilità di attribuire, finalmente, ai fondi interprofessionali un ruolo primario tra gli attori pubblici. L’implementazione consentirebbe di favorire in tempi ragionevolmente rapidi le transizioni e la mobilità dei lavoratori, l’istituzione del fascicolo elettronico del lavoratore, il radicamento della cultura dell’apprendimento permanente in tutti i contesti lavorativi formali e non formali. Tutti fattori che, in presenza di risorse adeguate, aiuterebbero l’Italia a colmare il divario con l’Europa».